Ogni mattina entro nel mio luogo sacro.
Pochi minuti, il tempo di una riflessione o una preghiera.
Come un vasaio, prima di far girare l’argilla sul tornio, cerco il mio centro per evitare che pezzi di me volino via, lanciati dal vortice della vita.
Quel luogo sacro è una pagina bianca. Le mie preghiere sono parole.
Scrivo, e mi riconosco.
Lo faccio da un po’ di anni.
Ogni cosa che scrivo la pubblico qui.
Un po’ per edonismo, un po’ per sfida.
Scrivo in inglese.
Usare una lingua che conosco meno, semplifica il mio pensiero, e mi libera dalla ricerca della forma.
Vorrei scrivere anche in italiano, la mia lingua, le mie radici.
Ma il tempo vola e non trovo sempre il tempo.
Per questo ho creato questo spazio. Uno spazio che ancora non so come usare. Uno spazio in cui sperimento.
Questa settimana sperimento una forma nuova.
Riporto qui, una sintesi tradotta delle cose che emerse questa settimana. E in coda un piccolo gioco.
Provalo prima di comprarlo
Per il mio matrimonio, oltre vent’anni fa, volevo vestirmi in stile settecentesco. Tipo Lady Oscar anche se mi rendo conto è un riferimento un po’ vintage. Cappotto sfiancato lungo fino al ginocchio con le mostrine, camicia bianca con collo alla coreana e bottoni dorati. Meravigliosa. Me immaginavo entrare in chiesa così. Finché sono andato a vedere un abito del genere in un negozio di abbigliamento per sposi e mi son visto così male che siamo scappati. Alla fine ho preso un abito più tradizionale che mi stava benissimo e nel quale mi sentivo a mio agio. Lo stile di Lady Oscar continua a piacermi, ma non su di me. Ricordo alcuni tentativi fatti nei negozi di Camden Town con lo stesso risultato. Ho capito che non tutto quello che mi piace sta bene su di me. Vale per i vestiti e un sacco di altre cose. Ho imparato che non tutto quello che sembra bello in altri, poi funziona per me. Ognuno è unico.
E conviene sempre provare prima di comprare.
Che sia un abito o un’idea.
Che cosa sai fare di unico e di cui il mondo di domani ha bisogno?
Questa è una domanda che ho rubato al grande Peter Hawkins. L’ha condivisa nella conferenza EMCC Italia settimana scorsa. Questa domanda è un invito a a cercare quello che mi rende unico ma anche a capire come mettere a frutto la mia unicità per contribuire all’evoluzione dell’umanità.
Cosa posso fare, qui e ora, per amarmi di più?
Durante una fantastica conversazione di gruppo, ho realizzato che quando lavoro da uno "stato di amore, non mi preoccupo del ritorno. Sono libero dal pensiero transazionale ma faccio, dono, creo e lascio andare. E quasi sempre produce le mie creazioni migliori.
Tuttavia, non sono sempre in quello stato d'amore. Anzi. Il mio stato fisico, mentale ed emotivo, unito alle circostanze esterne influenzano la mia capacità di stare costantemente in quello stato creativo. In quella conversazione, ho avuto un’intuizione. Forse, proprio i momenti in cui sento di non agire da uno stato di amore sono i momenti in cui devo amarmi di più. Ecco quindi questa domanda, una sorta di preghiera a me stessa per ritrovare quello stato creativo.
Cosa posso fare, qui e ora, per amarmi di più?
Il privilegio è invisibile a chi lo detiene.
Una mattina mi son svegliato con questa frase in testa. Non è mia, ma di Michael Kimmel ed è presa da un suo TED talk che vi consiglio. Il focus del suo intervento è la disuguaglianza di genere, ma è un’affermazione che vale per tutti i privilegi. Sono invisibili a chi li detiene.
Lo vedo su me stesso che sono l’apoteosi della persona generica: un uomo bianco eterosessuale del ceto medio. Come dice Kimmel nel suo intervento, quando mi guardo allo specchio, vedo un essere umano. Sono pieno di privilegi che non vedo. E quindi molti di questi privilegi nemmeno so di averli. Finché, per qualche ragione non li perdo, anche solo temporaneamente. Non mi sento in colpa per avere questi privilegi. Ma mi sento responsabile. Responsabile nel riconoscere che esistono, che sono per me invisibile e quindi che è importante stare in ascolto. Soprattutto di chi, quei privilegi, non li ha.
Pigmalione o Golem
L’effetto Pigmalione è stato scoperto dallo psicologo Bob Rosenthal negli anni Sessanta. Rosenthal ha scoperto che le persone diventano più brillante quando pensiamo che lo siano. Ad esempio, quando gli insegnanti pensano che dei bambini siano più brillanti, poi effettivamente quei bambini hanno risultati migliori. E non ha nulla a che fare con le loro capacità. Le convinzioni degli insegnanti fanno la differenza.
Ovviamente, è vero anche il contrario. Quando abbiamo aspettative negative su qualcuno, il suo rendimento peggiora. Questo effetto è stato chiamato Golem. Le nostre convinzioni possono essere invisibili, ma hanno un impatto tangibile sulla realtà. In ogni momento, ci rendiamo l'un l'altro più intelligenti o più stupidi, più forti o più deboli, più veloci o più lenti, a seconda delle nostre convinzioni sull'altro.
Come sarebbe il mondo se imparassimo a vedere l'infinito potenziale del divino in ogni essere umano? E in noi stessi?
Arazzo
Chiudo con una poesia. Si intitola Arazzo e l’ho creato giocando con l’intelligenza artificiale a cui ho dato in pasto le mele di questa settimana. Poi con un po’ di passaggi, aggiustatine e asciugature, son nati i versi che potete leggere qui sotto.
Un filo sottile,
Un assaggio di avventura,
Un'anima che cerca.
**
Cosa puoi fare,
In un mondo che cerca speranza?
Accogli le tue imperfezioni.
**
Il privilegio,
Un mantello invisibile,
Un mondo di disparità.
**
Pigmalione o Golem,
L'essenza della creazione,
La carezza dello scultore.
**
Infinite trame,
Una storia da raccontare.
Se ti piace il formato, posso provare a riproporlo ogni domenica. Fammi sapere che ne pensi.
Con amore e gratitudine,
Carissimo Fabio, questo luogo è la permanenza e l’invasione di una bellezza ristoratrice e ricercatrice, grazieee!!!