Fidarsi è bene?
La chimica della fiducia.

"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" recita un famoso proverbio italiano che invita alla prudenza. Ernest Hemingway la pensava diversamente: "Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia." Due visioni opposte dello stesso dilemma che tutti affrontiamo quotidianamente.
Da un lato la prudenza, dall'altro il coraggio di rischiare. Eppure, viviamo in un mondo che senza fiducia si paralizzerebbe: dalle transazioni economiche alle relazioni personali, dalla collaborazione sul lavoro alla democrazia stessa. Tutto si basa su un certo grado di fiducia reciproca.
Ma su cosa si basa la nostra decisione di fidarci? Spesso agiamo d'istinto: alcune persone ci ispirano fiducia immediata, altre ci mettono in allerta anche dopo anni di conoscenza. E se esistesse una base biologica per queste sensazioni apparentemente irrazionali?
Ti propongo tre spunti per esplorare questo tema che influenza profondamente ogni aspetto della nostra vita.
Una cosa da leggere
In un illuminante articolo su HBR del 2017, Paul J. Zak svela il legame biologico tra fiducia e ossitocina, un ormone prodotto dal nostro cervello. L'ossitocina non solo riduce la nostra naturale diffidenza verso gli estranei, ma quando presente in un ambiente organizzativo, migliora praticamente ogni parametro: dalla produttività all'innovazione, dall'energia delle persone alla riduzione dello stress.
Dopo dieci anni di ricerche e esperimenti, Zak ha identificato otto comportamenti chiave che i leader possono adottare per promuovere la produzione di ossitocina e costruire una cultura della fiducia nei loro team e nelle loro organizzazioni. Li ho raggruppati in tre aree:
Valorizzare le persone
Riconoscere l'eccellenza immediatamente, in modo tangibile e personale
Indurre "pressione da sfida" attraverso obiettivi ambiziosi ma raggiungibili
Facilitare la crescita della persona nella sua totalità, non solo professionale
Dare autonomia
Permettere discrezione nel modo di svolgere il lavoro
Consentire alle persone di modellare il proprio ruolo
Condividere ampiamente le informazioni per ridurre l'incertezza
Coltivare le relazioni
Costruire intenzionalmente legami sociali sul lavoro
Mostrare vulnerabilità, a partire dai leader
Una cosa da ascoltare
Se i comportamenti di Zak ci dicono "cosa fare", Frances Frei della Harvard Business School ci offre un modello per capire "dove intervenire" quando la fiducia vacilla. Nel suo TED Talk, Frei identifica tre pilastri fondamentali: autenticità, empatia e logica.
È come un tavolo a tre gambe: basta che una sia instabile per compromettere l'intera struttura. Ma c'è una buona notizia: individuare quale "gamba" è debole ci permette di intervenire in modo mirato per ricostruire la fiducia.
[Link al video con trascrizione in italiano]
Una domanda per riflettere
Pensa all'ultima volta che hai dato fiducia a qualcuno che non conoscevi bene.
Cosa ti ha spinto a fidarti?
E ripensando ai tre pilastri di Frei (autenticità, empatia, logica), quale ha avuto il peso maggiore nella tua decisione?

