Meno Consigli, Più Abbracci

Era una giornata calda e umida lungo il fiume Narmada in India. Ero lì per un pellegrinaggio con un gruppo di uomini da vari angoli del mondo. Ci stavamo preparando a lasciare il piccolo ashram che ci aveva accolto nelle ore più calde. L’atmosfera era ancora vibrante dopo una pratica intensa che ci aveva portato a guardare dentro le nostre storie. Un mio compagno di viaggio, in particolare, era uscito dalla pratica visibilmente scosso. Il suo volto, in genere illuminato da un sorriso contagioso, mostrava i segni di un profondo turbamento. In un altro momento, guidato dalle migliori intenzioni, mi sarei probabilmente lanciato in una serie di domande e consigli per aiutarlo a ritrovare il sorriso. Ma quello era il giorno del silenzio. Un giorno in cui ci eravamo impegnati tutti a camminare senza usare la parola.
E così, l'unica cosa che ho potuto fare è stata avvicinarmi, guardarlo negli occhi e allargare le braccia. Non so nemmeno perché l’ho fatto, è stato un gesto istintivo. Siamo rimasti abbracciati, respirando insieme, lentamente, per un minuto che è sembrato eterno. La sera, quando abbiamo ricominciato a parlare, mi ha rivelato come quell'abbraccio silenzioso avesse sciolto la sua tensione, restituendogli serenità e leggerezza.
Cosa sarebbe successo se non fossi stato vincolato dal silenzio? Avrei cercato di dare qualche "saggio" consiglio?
Questa esperienza mi ha fatto riflettere su un curioso paradosso che vedo ripetersi nelle nostre vite: il modo in cui le nostre migliori intenzioni possono avere un impatto inaspettato sugli altri. Quante volte ho osservato persone offrire consigli ad altre persone in difficoltà. Senza dubbio, si tratta di parole dette con amore, suggerimenti frutto di sincera preoccupazione, saggezza elargita con un genuino desiderio di aiutare. Eppure questi gesti di aiuto ben intenzionati, anziché sollevare il fardello della persona in difficoltà, lo rendono spesso ancora più pesante.
I nostri consigli, mi sono reso conto, spesso servono più a raccontare cosa abbiamo dentro noi che ad aiutare veramente l'altro. Riflettono le nostre storie e convinzioni. Nutrono il nostro ego, ma sono davvero di aiuto all'altro?
Il viaggio di ogni persona, anche se può riecheggiare il nostro, segue un ritmo e un percorso unico e soggettivo. Eppure, ci convinciamo di sapere cosa serve all'altro. Spesso senza nemmeno chiedere.
Ho visto accadere proprio questo di recente: una persona che fatica a ritrovare la salute, circondata da altri che, mossi da genuina preoccupazione, continuano a sommergerla di consigli su cosa dovrebbe fare. Il risultato? Non solo non si è sentita accolta, ma è finita col sentirsi in colpa per non riuscire a seguire tutti questi suggerimenti, per non "fare abbastanza".
E allora ripenso a quell'abbraccio sul Narmada. Alla forza del silenzio che accoglie. Al potere di una presenza che non pretende di risolvere ma dice semplicemente “sono qui, ti vedo, ti sento.”
Quel giorno mi ha insegnato che per aiutare, prima di parlare devo prima liberarii dall'illusione di sapere di più, di aver capito, di conoscere ciò che serve all'altro. Lo ammetto, non sempre ci riesco. La tentazione di dare consigli è forte. Ma quando lo faccio, sento di offrire una presenza accogliente e un ascolto sincero. E ogni volta succede la magia: quel fardello così pesante si alleggerisce perché la persona può finalmente sentirsi vista, profondamente ascoltata, la sua realtà viene riconosciuta per come è. E spesso, in quello spazio, la persona scopre di avere ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri problemi, guarire le proprie ferite, trovare le proprie risposte.
Uno spunto di riflessione
La prossima volta che senti l'impulso di dare un consiglio, fermati un momento e chiediti: "Questa persona ha davvero bisogno dei miei consigli, o ha semplicemente bisogno di sentirsi vista e accolta?"
Forse, tutto ciò che serve è un abbraccio silenzioso, caldo e sincero.
Ti auguro una settimana di presenza e di abbracci,
P.S.: Mentre riflettevo sul potere degli abbracci silenziosi, mi sono imbattuto in questi versi di Pablo Neruda che catturano perfettamente l'essenza di ciò che accade quando abbandoniamo la pretesa di avere tutte le risposte e ci limitiamo semplicemente a essere presenti per l'altro:
Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.