Umiltà e terra
Qualche giorno fa ho avuto un piccolo scambio di messaggio con Giorgio. Io scrivevo dal sud dell’India e lui dall’Africa. E da questo scambio è nata una domanda.
Perché c'è qualcosa di magico nelle popolazioni che hanno ancora una forte connessione con la terra?
Giorgio ha scritto una bella riflessione nel blog in cui racconta il viaggio con la sua famiglia.
Io ho continuato a portare con me questa domanda per un po’, come ho imparato a fare con tutte quelle domande a cui non so rispondere. Ho scoperto che se lascio andare l'urgenza di rispondere e rimango con la domanda, portandola con me e permettendole di fare il suo lavoro, spesso accade qualche magia. Che spesso non è una vera risposta ma quasi sempre l’inizio di una scoperta.
E così, ho messa questa domanda nella tasca e l’ho tenuta li per un po’. Finché due giorni fa, mentre vagavo per aeroporti in attesa dei miei voli, mi son ritrovato a pensare alle persone che ho incontrato nei villaggi e lungo il fiume durante i miei pellegrinaggi in India. E d’improvviso è apparsa una parola: umiltà.
L'etimologia della parola umiltà ci riporta al latino humus, cioè terra. Umile, humilis in latino, è colui il quale proviene dalla terra. È anche affascinante notare come in sanscrito la parola bhuman, cioè umano, derivi dalla parola bhumi, cioè terra.
L’uomo è una creatura della terra.
Oggi, l’aggettivo umile viene usato per indicare qualcuno che sta in basso, vicino alla terra. E non che dalla terra origina.
L’uomo umile è un uomo che ricorda di essere una creatura della terra.
Ecco, forse la magia di chi ha una forte connessione con la terra nasce proprio dall’essere genuinamente umili.
Possiedono cioè quella virtù per la quale l'essere umano riconosce i propri limiti, rifuggendo da ogni forma d'orgoglio, di superbia, di emulazione o sopraffazione. Quella virtù che ci ricorda che siamo parte del tutto e che solo partecipando possiamo realizzare noi stessi.
L’umiltà ci permette di accogliere la nostra umanità, di accettare che non siamo e non saremo mai perfetti anche se possiamo fare cose incredibili. È quindi una virtù che ci rende aperti all’apprendimento, ci permette di accogliere gli errori come parte del processo creativo, ci aiuta a giudicare meno noi stessi e gli altri aumentando la nostra capacità di collaborare e stimolare la creatività negli altri.
Una virtù da allenare con intenzione e attenzione.
Magari usando più spesso la formula magica “Io non so”!